Le attività

Nelle politiche penali e detentive l’approccio tradizionale si è dimostrato, alla resa dei conti, non solo eccessivamente oneroso economicamente, ma soprattutto poco efficace, anche in termini di recidiva, il cui tasso si è confermato molto alto.

Occorre pertanto una nuova riflessione su quale debba essere la reazione al reato che maggiormente offra risposte positive per sanare la lesione prodotta alla vittima ed al contesto sociale nel suo insieme, e, al contempo, contenga il rischio che si producano nuove ferite.

L’intervento sanzionatorio penale è uno strumento da riservare in modo sussidiario a quelle violazioni non altrimenti efficacemente riparabili, riservando uno spazio maggiore alla giustizia riparativa.

Le azioni riparative, che caratterizzano i procedimenti in cui vittima e reo partecipano insieme attivamente nella ricerca di possibili soluzioni agli effetti di un illecito penale, insegnano in termini di effettività ed efficacia molto di più della mera punizione.

Gli strumenti di giustizia riparativa non aggiungono alla negatività dell’azione compiuta l’ulteriore negatività della punizione sanzionatoria quanto piuttosto richiedono risposte positive per sanare la lesione prodotta, quali l’assunzione di responsabilità e, appunto, la riparazione.

A livello sovranazionale, la Direttiva del Parlamento e del Consiglio europeo del 25 ottobre 2012 prospetta l’abbandono di una visione esclusivamente incentrata sull’autore del reato in favore di un paradigma processuale che realizzi un bilanciamento degli interessi tra i diversi attori, tra cui in primis la vittima.

L’intervento riparatore, infatti, deve mirare ad aiutare la vittima a sentirsi maggiormente al centro dell’intervento di reazione al torto subito, attraverso azioni positive da parte dell’autore che siano riconoscibili come tali anche dal contesto sociale e dalla collettività.

In relazione ai soggetti destinatari di provvedimenti di messa alla prova o in esecuzione pena, gli operatori del progetto “MeF” effettueranno un colloquio di orientamento finalizzato al bilancio delle competenze e all’elaborazione di uno specifico percorso integrato che comprenda (come espressamente previsto dalla normativa citata) sia attività di Mediazione che attività volte alla Formazione ed allo svolgimento di attività riparativa e di lavori di pubblica utilità.

Il matching effettuto dagli operatori del progetto MEF fra le esigenze/possibilità del soggetto preso in carico e le esigenze del soggetto ospitante facilita sia l’individuazione di un percorso efficace da parte degli UEPE sia l’attività degli avvocati

Il progetto nasce dall’esigenza condivisa con i partner di creare un modello interdisciplinare che faciliti l’attivazione e renda più efficaci i percorsi riparativi previsti dall’attuale normativa e, specificatamente, dall’art. 47, comma 7, della Legge 26 luglio 1975 n.354, secondo il quale “nel verbale deve anche stabilirsi che l’affidato si adoperi in quanto possibile in favore della vittima del suo reato”, e dal comma 3 dell’art 141 bis del Codice di procedura penale, ai sensi del quale “…sulla capacità e sulla possibilità di svolgere attività riparatoria nonché sulla possibilità di svolgimento di attività di mediazione, anche avvalendosi, a tal fine, di centri o strutture pubbliche o private presenti sul territorio”, così modificato dalla L. 67/2014 che ha introdotto la messa alla prova anche nel settore degli adulti.

In ambito minorile, l’art. 28 del DPR 448/88 al comma 2 stabilisce  che “con l’ordinanza di sospensione il giudice affida il minorenne ai servizi minorili dell’amministrazione della giustizia per lo svolgimento, anche in collaborazione con i servizi locali, delle opportune attività di osservazione, trattamento e sostegno. Con il medesimo provvedimento il giudice può impartire prescrizioni dirette a riparare le conseguenze del reato e a promuovere la conciliazione del minorenne con la persona offesa dal reato”.

In questa prospettiva si evidenzia quindi come le attività riparative e/o di mediazione proposte possano configurarsi come strumenti utilizzabili per rispondere alle esigenze legislative evidenziate.

Con lo specifico progetto si intende quindi realizzare un modello integrato di più attività che possono far parte del programma di trattamento e che lo rendano più pregnante nel significato e nell’efficacia.

In sintesi: unire la mediazione, la formazione e l’attività riparativa in un’unica proposta al fine di creare un servizio strutturato e integrato in un’ottica di responsabilizzazione.

Il percorso di mediazione penale associato all’attività riparativa nei confronti della vittima e della collettività, elemento fondante della messa alla prova per gli adulti e valido strumento trattamentale per i minori, sono una reale opportunità non solo per la riabilitazione della persona, ma per la comunità stessa. Il percorso di riabilitazione costruito su elementi che coinvolgono, sebbene indirettamente, anche il contesto sociale, consente infatti alla persona che lo intraprende di acquisire una maggiore consapevolezza del proprio cambiamento con una conseguente riduzione del rischio di recidiva.